Centro Storico
La Cattedrale
Il prospetto fu completato sul finire dell'800 dall'arch. Giovan Battista Basile che rielaborò dei progetti dell'arch. Sebastiano Ittar. A questo periodo risale la costruzione del campanile di sinistra, del rosone e della sovrastante galleria di coronamento che raccorda i due campanili laterali.
Seicentesco e barocco è il grande portale dalle eleganti colonne corinzie che reca nella trabeazione uno dei più antichi stemmi cittadini.
All'interno la solenne navata centrale presenta nella volta un vasto affresco con l'Apoteosi dell'incarnazione del Verbo divino acclamato dal coro delle Vergini, realizzato negli anni 1905-1907 da Giuseppe Sciuti.
Seguono nelle pareti e nella volta del transetto gli assai pregevoli affreschi barocchi di Pietro Paolo Vasta (1737), il più grande pittore acese del '700. I quattro evangelisti nelle lunette della cupola sono sempre opera del Vasta, mentre il tamburo della cupola presenta 4 episodi dell'antico Testamento realizzati da un altro pittore acese, Francesco Mancini (1895-1899).
L'ampia abside centrale, infine, e' stata affrescata dal messinese Antonio Filocamo con scene della vita della Madonna nelle pareti e l'Assunzione della Vergine nella volta (1711).
Nel pavimento del transetto si trova la bella Meridiana, eseguita dallo scultore Carlo Calì sotto la direzione dell'astronomo danese Cristiano Federico Peters (1843).
Basilica dei SS. Pietro e
Paolo
L'interno, danneggiato dal terremoto del 1693, ha preso il suo aspetto attuale nella prima metà dell'800 su progetto d'ispirazione neoclassica di Francesco di Paola Patanè.
Nelle pareti del coro sono affreschi secenteschi; tra le tele ricordiamo il "S. Andrea Avellino" di Pietro Paolo Vasta, "S. Alfio ed i fratelli" e "S. Antonio Abbate" di Giacinto Platania ed infine i "SS. Pietro e Paolo" dell'acese Mattero Ragonisi (nella sagrestia).
Sono degni di menzione ancora le statue di legno di S. Pietro e S. Paolo del messinese Girolamo Carnazza (1658), l'organo sopra l'altare maggiore di Giovanni Patanè Rocca (meta' '800).
Nel corso del Seicento la confraternita dei SS. Pietro e Paolo si segnalò per i ripetuti, talora violenti, contrasti con la rivale confraternita di S. Sebastiano. La confraternita del Crocifisso continua oggi a curare la suggestiva processione del Cristo Morto il Venerdì Santo.
La chiesa, eretta a collegiata nel 1924, è stata successivamente dichiarata da papa Pio XI basilica minore pontificia nel 1933.
Il Palazzo Municipale
Iniziata nella seconda metà del Seicento, la "Loggia Giuratoria" venne ben presto miseramente distrutta dal terremoto del 1693: la ricostruzione su disegno di Costantino Larcidiacono si protrasse per tutto il Settecento. Ancora danneggiato dai terremoti del 1783 e del 1818, fu nuovamente restaurato e completato, subendo profonde modifiche nel corso di questi ultimi decenni che hanno visto l'ala sinistra al suo interno completamente ristrutturata.
Da tanti cambiamenti si è salvato fortunatamente il prospetto che ha mantenuto la sua originaria nota tardo barocca. La facciata, scandita da eleganti paraste bugnate, è animata dal sobrio aggetto scultoreo delle mostre delle aperture. Una balaustra in pietra bianca nella parte inferiore, interrotta dall'aprirsi dell'ampio portale, dà all'insieme quel senso di movimento che nella parte superiore è ripreso dall'incurvarsi dei balconi. A siffatto gusto scenografico rispondono infine, pienamente i mascheroni, mensole a forma di volto, il cui vario e doloroso atteggiarsi esprime la condizione di chi subisce il peso del sovrastante balcone (le opere in pietra bianca sono frutto del magistrale artigianato dell'intagliatore Diego Flavetta). Insieme ai mascheroni della cappella di S. Venera che si affaccia di fronte, costituiscono una pagina d'arte intensa e drammatica, squisitamente popolare come poche altre.
Ancora da citare nel Palazzo di Città sono lo stemma comunale, posto al di sopra del portale (simile a quello della Cattedrale), le epigrafi dell'atrio che costituiscono una sorta di marmoreo secolare giornale di cronaca cittadina, e l'affresco Italia, eseguito da Primo Panciroli nel 1942 nella volta del salone del Consiglio.
Al pianterreno a sinistra è il Gabinetto di Lettura, dal 1833 sede ufficiale dell'Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici. La Zelantea, fondata il 3 ottobre 1671, è la più antica delle accademia di Sicilia; nel 1934 si è fusa con la Dafnica costituendo l'attuale sodalizio. L'accademia da tre secoli continua a svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere la cultura in Acireale: sono sue creature la Biblioteca e la Pinacoteca Zelantea; la rivista scientifico-letteraria "Memorie e Rendiconti" e le altre sue pubblicazioni hanno diffusione internazionale per i cambi con le accademie di tutto il mondo.
San Sebastiano
Lo splendido prospetto principale della
Basilica di S. Sebastiano sull'omonima piazzetta costituisce la più
significativa voce del barocco acese ed una delle immagini emblematiche della
città. La facciata a due ordini, realizzata in pietra bianca di Siracusa su
disegno dell'acese Angelo Bellofiore, è preceduta da una sinuosa splendida
balaustra ("galleria") con 10 statue; in basso la rinserrano
pilastri bugnati, mentre in alto la conclude una ariosa loggetta campanaria. Ad
animarla con raro equilibrio compositivo sono statue, fregi, mascheroni,
puttini con festoni: un insieme che costituisce, all'indomani del tremendo
sisma del 1693, un inno gioioso alla vita quale soltanto l'estro inventivo
barocco poteva immaginare.
L'attuale imponente basilica venne iniziata nel 1609 non essendo più
sufficiente ad accogliere i fedeli la vecchia quattrocentesca chiesa che
sorgeva dove ora è la chiesa di S. Antonio di Padova. Era appena finita nelle
sue strutture, quando ebbe a subire i danni del terremoto del 1693 (andarono
perduti gli affreschi di Baldassare Grasso nel coro). Già sul finire del secolo
la ricostruzione era conclusa e si avviava l'opera di decorazione pittorica.
L'interno è a tre navate divise da pilastri; all'incrocio con il transetto
s'imposta la cupola.
Nella navata centrale e nelle laterali sono affreschi assai modesti di
Venerando Costanzo (cui si deve anche
Nelle pareti del transetto e nella cupola sono interessanti dipinti ad "encausto" (tecnica pittorica a caldo)
di Francesco Mancini (1899-1901). Gli affreschi della cappella del Sacramento
sono di Pietro Paolo Vasta (1738), quelli della cappella di Gesù e Maria del
palermitano Alessandro d'Anna.
Tra le tele d'altare vanno ricordate l'Addolorata e
La chiesa è stata eretta a collegiata nel 1924; nel
Il 20 gennaio, in occasione della festa religiosa di S. Sebastiano, che è
compatrono della città di Acireale (particolarmente venerato per la sua
protezione dal contagio della peste), i "devoti" trainano il fercolo
("vara") del Santo che ha nell'uscita e nel rientro momenti
suggestivi e spettacolari.
San
Domenico
Da piazza
Duomo imboccando via Cavour si incrocia via Alessi al cui numero 11 si trova
quello che si può considerare il teatro storico dell'Opera dei Pupi. Spettacolo
popolare come pochi, quello dei pupi rappresenta le gesta dei paladini nella
loro diuturna sanguinosa lotta contro i Mori. Eccezionale figura di "puparo"
è stato il cav. Emanuele Macrì, morto nel 1974, quando già la sua fama si era
diffusa oltre i confini nazionali.
Proseguendo per via Cavour si giunge in piazza San Domenico. A dominarla è la
mole dell'omonima chiesa riedificata nel '700 dopo il terremoto del 1693.
Il prospetto della metà dell'800, con due campanili, statue, altorilievi, alta
gradinata indulge allo scenografico. All'interno numerose le opere di
Alessandro Vasta (Roma 1720 - Acireale 1793).
L'attiguo convento seicentesco dei Domenicani annesso alla chiesa per molti
decenni ha ospitato il liceo classico "Gulli e Pennisi".
Fino a qualche decennio addietro la chiesa era immersa nel verde dei giardini di limoni; ora rimane solo uno sfondo di verde che mimetizza alle sue spalle il nuovo quartiere "Cervo". Quasi di fronte, all'incrocio con il viale Principe Amedeo e' la moderna caserma dei Carabinieri.
Suffragio
Nel prospetto laterale, il portale - quasi una floreale escrescenza architettonica - è un'aggiunta della seconda metà del '700.
All'interno la chiesa si presenta magnificamente affrescata da Pietro Paolo Vasta (1751): con il grande e complesso "Mistero Eucaristico" nella volta, episodi biblici nelle pareti della navata, "Gesù Cristo versa dal costato il sangue della Redenzione" nella volta dell'abside, episodi biblico-allegorici nelle pareti del coro. L'intero ciclo, di concezione tipicamente barocca, è ispirato all'attesa di salvezza delle anime del Purgatorio. E' ancora del Vasta la tela della "Madonna del Suffragio" sull'altare maggiore.
Chiesa di S. Maria della Neve
E' chiamata dagli acesi "a Rutta",
Villa
Belvedere
Sorta nel 1848, prese subito il nome di Belvedere per lo splendido panorama che si gode affacciandosi dal suo balcone in fondo al viale principale: lo sguardo si distende a sinistra oltre Taormina fino alla Calabria, a destra si vedono le colline di Augusta. Davanti, in basso, è la "Timpa" su cui sorge Acireale; dietro si innalza maestoso l'Etna.
A destra si trova la vasca con il gruppo marmoreo di Aci e Galatea, tratto da un gesso che si trova presso
Uscendo dalla Villa Belvedere si imbocca corso Umberto, importantissima arteria cittadina che in linea retta conduce fino alla Cattedrale.
Biblioteca
e Pinacoteca Zelantea
Eretta nel 1915 per conto
dell'Accademia delle Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici
di Acireale, la pinacoteca ha sede in tre ampi saloni siti in via Marchese di
Sangiuliano 17.
Nella stessa sede trova ospitalità la Biblioteca Zelantea che fondata nel 1671
si pone come una tra le più ricche in Sicilia, grazie alle cospicue donazioni
di numerosi illustri acesi (oggi conta un patrimonio di più di 250.000 volumi,
cui vanno aggiunti opuscoli e riviste). Istituzione culturale di primo ordine,
al suo interno vi si tengono conferenze e concerti organizzati dall'Accademia degli
Zelanti.
Annessa alla biblioteca è la Pinacoteca, che alloggia pitture, disegni,
incisioni, sculture, ceramiche, opere in legno dell'artigianato siciliano,
reperti archeologici, monete, raccolte di conchiglie e di minerali, cimeli
bellici.
In particolare, nella sala 1 sono esposti una testa colossale di Giuseppe
Garibaldi, gesso di Michele La Spina; un busto in gesso del pittore Giuseppe
Sciuti e numerosi disegni e incisioni di celebri maestri come A. Durer, L.
Giordano, C. Maratta, D. Morelli, G. Reni, S. Rosa, P. Testa, A. Van Dyck.
Nella sala 2 trovano spazio Aci e Galatea, gruppo in gesso di Rosario Anastasi
(1846); dipinti dell'Ottocento, tra cui alcune opere dell'acese Rosario Spina e
di Antonio Mancini. Qui si può ammirare anche il busto di Giulio Cesare,
ritrovato nel 1676 e noto come il "busto di Acireale".
Nella sala 3 sono raccolti dipinti appartenenti a varie scuole, tra cui una Sacra
Famiglia, attribuita a Rubens, scene pubbliche su tela dell'acese Pietro
Paolo Vasta e un Autoritratto di Vito D'Anna.
Sono ancora di rilevante interesse,
infine, la carrozza del Senato acese e la portantina per il viatico, entrambe
del '700.